Abstract

Il progetto mira a indagare la sicurezza alimentare a partire dalla definizione che ne è stata data, come situazione in cui «tutte le persone, in ogni momento, hanno accesso fisico, sociale ed economico ad alimenti sufficienti, sicuri e nutrienti», atti a garantire «le loro necessità e preferenze alimentari per condurre una vita attiva e sana» (World Food Summit, 1996).

Si tratta di una definizione idonea a sottolineare il duplice profilo, materiale e socio-economico, della sicurezza alimentare stessa, declinandola in tutte le sue “accezioni”: la disponibilità sufficiente di alimenti (diritto al cibo); la sicurezza e la qualità alimentare (diritto al cibo sicuro e di qualità); l’accessibilità generalizzata e la libertà di scelta in campo alimentare (diritto al cibo sicuro e di qualità per tutti e secondo le preferenze di ognuno). 

Ciascuna di esse solleva, oggi, plurimi interrogativi, cui il progetto intende dare risposta, elevando a osservatorio privilegiato l’industria della carne e assumendo a punto di riferimento la filiera nel suo complesso, con i soggetti, gli interessi, le regole e i valori che vi ruotano attorno. 

Intesa come diritto al cibo, la sicurezza alimentare pone l’industria della carne di fronte al cambiamento. Ciò per la insostenibilità delle sue produzioni intensive, rispetto a cui si prospettano alternative da valutare nel loro impatto occupazionale. 

Riguardata, invece, quale diritto al cibo sicuro e di qualità, la sicurezza alimentare solleva interrogativi sui fenomeni distorsivi della filiera della carne e sull’idoneità delle regole, specie di soft law, ad assicurare una corresponsabilizzazione dei soggetti della filiera stessa anche con meccanismi sanzionatori, di incentivazione e controllo. 

Considerata, infine, come diritto al cibo per tutti e secondo le preferenze di ciascuno, la sicurezza alimentare evoca la dimensione dell’uguaglianza e della libertà, anche religiosa, nella scelta del cibo. Emerge, allora, una concezione di quest’ultimo come fattore di integrazione sociale, invece che mera commodity. 

I macrotemi della transizione ecologica, del benessere animale, della tutela delle condizione di lavoro, del ruolo del consumatore e rapporto tra concorrenza e impresa sostenibile si intersecano in una lettura necessariamente di rete.

La complessità del tema è emersa, peraltro, in tutta la sua evidenza e centralità, anche con riferimento alle ricadute su piccola e vasta scala della trasformazione geopolitica attuale, che ha evidenziato. tra l'altro, la dimensione globale del problema alimentare. 

Come pure tale complessità si ritrova nell'analisi delle recenti dinamiche emergenziali correlate all’esperienza della diffusione del SARS-CoV-2, che ha sollevato dubbi su una possibile correlazione tra cambiamento climatico, allevamenti intensivi e pandemia, sino al fenomeno dei contagi da coronavirus nella macellazione di tutto il mondo occidentale (Effat, 2020), fenomeno che si aggiunge a quello delle c.d. zoonosi (tra cui le infezioni antibioticoresistenti).

Considerato questo, non desta, dunque, sorpresa che, nel settore della carne, la sicurezza alimentare assuma il valore di vera e propria sfida al modo di produzione e di organizzazione esistente (Freddi, 2020), reclamando dialogo interdisciplinare, riflessione condivisa e soluzioni innovative.  

I gruppi di lavoro

1. Diritto al cibo: allevamenti senza carne? Trasformazioni in atto e prospettive del settore. 

La prima accezione entro cui la nozione in parola è declinata è la disponibilità sufficiente di alimenti. Dopo decenni di massima apertura alle multinazionali e alle produzioni intensive, è palese il degrado ambientale, lo sfruttamento di terra, suolo e animali, la riduzione della biodiversità, la difficoltà dell’umanità di nutrire se stessa, una difficoltà che ora deve far fronte anche allo sconquasso determinato dalla guerra in Europa. Tutto questo sollevare l’esigenza di un ripensamento della stessa produzione di carne. 

Il progetto di ricerca intende occuparsi delle politiche europee e nazionali deputate a governare un simile cambiamento, proponendone altresì una valutazione d’impatto, specie alla luce di quelle ricadute occupazionali sul settore, che giocoforza vanno considerate nell’ottica di un sistema alimentare resiliente e sostenibile a livello non solo economico e ambientale, ma anche sociale [European Commission, Farm to Fork strategy. Our food. Our health. Our planet. Our future, (2020-2030)].

2. Diritto al cibo sicuro e di qualità: “Le due sicurezze”. Qualità del prodotto e del lavoro nella filiera della carne

Nella sua seconda accezione, il tema della sicurezza è legato sia all’interesse dei consumatori ad avere un prodotto sicuro e di qualità, sia all’interesse dei lavoratori a vedersi riconosciute condizioni di lavoro sicure e dignitose.

La ricerca si interroga su come tali interessi trovino bilanciamento al livello più alto delle fonti. Poi, esamina le politiche adottate e il loro impatto sulla sicurezza del prodotto e del lavoro, nonché sulle prassi sleali tra imprese (v. dir. UE 2019/633), con uno sguardo attento anche agli effetti di certi accordi commerciali.

3. Diritto al cibo per tutti secondo le preferenze alimentari di ciascuno: parità e differenze. Il valore sociale del cibo

Nella sua terza accezione, la sicurezza alimentare evoca principi di uguaglianza nell’accesso al cibo, ma rinvia altresì al tema della libertà di scelta del regime alimentare. Emerge così il valore culturale, simbolico e religioso dell’alimentazione, in specie della carne, che il progetto vuole approfondire in una prospettiva storica e sociologica. In particolare il progetto intende interrogarsi a riguardo nella ricerca di politiche alternative alle presenti che non dovrebbero, peraltro, esimersi dal valorizzare altresì la libertà di scelta nell’accesso al cibo. In una società multiculturale, multireligiosa e multietnica, la possibilità di disporre di alimenti consoni a stili di vita diversi rappresenta un fattore di integrazione sociale e una sfida per l’industria della carne. 

Ricadute e risultati attesi

Così come concepito, il progetto si candida ad assumere un significativo impatto sul piano non solo scientifico, ma anche sociale ed economico. L’impatto scientifico è significativo, anzitutto, in ragione del settore di indagine prescelto, quello della carne, tutt’oggi sottovalutato in letteratura specie quella giuridica nazionale.

Le specifiche e molteplici accezioni entro cui la sicurezza alimentare è articolata all’interno del progetto, da un lato, comprendono la capacità di questo comparto industriale di sostenere la crescente domanda globale di prodotti proteici, in una fase di grosse trasformazioni del mondo, dell’uomo e della tecnologia, ora drammaticamente connesse anche al conflitto bellico, dall’altro, pongono interrogativi in rapporto all’intera filiera, con particolare riguardo agli aspetti concernenti l’organizzazione del processo produttivo. 

Il valore aggiunto del progetto è dato soprattutto dal contributo che esso può offrire nella valutazione delle politiche che a livello pubblico devono necessariamente governare le trasformazioni in atto nel comparto in argomento, all’insegna di un’adeguata composizione degli interessi in gioco, di cui sono portatori produttori (sia di piccole che di medio-grandi dimensioni), lavoratori, consumatori e loro organizzazioni collettive di riferimento. 

Lo studio potrebbe, inoltre, avere un impatto economico positivo sulla stessa organizzazione dell’attività di impresa, considerato il focus particolare della ricerca sulla struttura delle regole dell’attuale sistema di governance aziendale dei processi. Analoghe considerazioni possono essere svolte per quanto riguarda i modelli organizzativi e la loro funzionalizzazione a comportamenti virtuosi. 

Un ulteriore risultato a cui lo studio potrebbe pervenire riguarda l’elevazione degli standard dei prodotti che giungono al consumatore, con riferimento sia alla qualità, sia alle modalità del produrre. Le indicazioni che il gruppo di ricerca sarà in grado di elaborare verranno, del resto, messe a disposizione non solo dei decisori pubblici, ma anche del sistema delle imprese, dei sindacati, delle associazioni dei consumatori e in generale delle organizzazioni della società civile. Tali soggetti potranno giovarsi, pertanto, di un tale apporto di conoscenze e saranno destinatari di una attività di disseminazione e divulgazione dei risultati scientifici attraverso l’organizzazione di incontri di studio, seminari e convegni.